In Germania l’era del dopo Merkel si apre all’insegna della frammentazione politica. Per la prima volta dal dopoguerra, alle elezioni di domenica i due maggiori partiti non raggiungono congiuntamente nemmeno la metà dei voti validi, rendendo necessaria la formazione di una coalizione comprendente tre diverse forze. A rivendicare la guida del nuovo esecutivo è Olaf Scholz, il Vicecancelliere e Ministro delle Finanze il cui personale gradimento tra gli elettori tedeschi ha trainato la volata dei socialdemocratici del SPD facendone, con circa il 25% dei consensi, la prima forza rappresentata nel Bundestag. Ma mira al cancellierato anche Armin Laschet, l’erede designato di Angela Merkel la cui inclinazione alle gaffe più clamorose ha portato i conservatori della CDU/CSU a raccogliere il risultato più magro (circa il 24%) dalla fine della seconda guerra mondiale. Si apre ora la complicata fase delle trattative tra i partiti per costituire una maggioranza di governo. Le principali ipotesi sul tavolo sono due e sono legate alle ottime performance del terzo e quarto classificato, i verdi guidati da Annalena Baerbock (attorno al 15%) e i liberaldemocratici dell’FPD capitanati da Christian Lindner (attestati sull’11,5%). Sono loro l’ago della bilancia, i kingmaker che decideranno di fatto con quale dei partiti tra SPD e CDU/CSU governeranno per i prossimi quattro anni. Al timone potrebbe quindi finire la coalizione cosiddetta del “semaforo” (socialdemocratici, verdi e liberali) o, in alternativa, l’alleanza detta “Giamaica” formata da conservatori, verdi e liberali. Indipendentemente dall’esito dei negoziati, destinati a durare settimane se non mesi, una cosa è certa: il prossimo governo tedesco avrà salde e credibili credenziali europeiste. Al di là della parcellizzazione del quadro politico, infatti, tutti e quattro i partiti in gioco intendono raccogliere il pesante lascito della cancelliera Merkel e porsi alla guida, come da tradizione, della casa comune europea. A seconda di quale coalizione avrà il sopravvento, vi saranno senz’altro sfumature politiche diverse. Un governo che tenesse insieme SPD e verdi, beneficerebbe ad esempio di una maggiore sintonia sui valori progressisti e sulla necessità di adottare politiche incisive di contrasto al cambiamento climatico e di riconversione verde dell’economia. Tale convergenza sarebbe tuttavia mitigata dalle propensioni rigoriste dei liberaldemocratici, che incarnano l’ortodossia economica più intransigente della Germania. Ma il tentativo di cementare la coalizione “semaforo” sarà contrastato dalle ambizioni di continuità proprie della CDU/CSU che ha già indicato anch’essa la propria volontà di dialogare con verdi e liberali. Se però la coalizione “Giamaica” offrirebbe rassicurazioni al Paese sul mantenimento dell’eredità della Merkel, l’ottimo risultato dell’SPD denota una voglia di cambiamento tra gli elettori dopo i sedici anni di governo guidato dalla delfina di Helmut Kohl. Qualunque sia la soluzione che prevarrà, tutti coloro che dall’esterno hanno seguito col fiato sospeso le operazioni di voto possono tirare un sospiro di sollievo. Il paese guida dell’Ue sarà comunque in solide mani.
Tutti gli scenari dopo le elezioni in Germania
Pubblicato il 29/09/2021 - Il Piccolo
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