Chapeau a Corrado Augias. Una scelta coraggiosa, la sua, dettata senz’altro dall’imbarazzo di condividere un’onorificenza con un dittatore che calpesta i diritti umani non solo dei suoi cittadini ma anche di innocenti stranieri come Giulio Regeni. Con quel semplice gesto di restituire alla Francia la Legion d’Onore, Augias impartisce una severa lezione a tutto il mondo, ed in primis a Emmanuel Macron, che non ha avuto scrupoli a insignire il presidente egiziano di una delle più alte onorificenze francesi proprio mentre si spalancava la verità fin nel più macabro dettaglio sull’orribile delitto di Giulio. Delitto che è ben rappresentativo delle modalità con cui il regime di Abdel Fattah al Sisi tratta, senza fare troppe distinzioni, la dissidenza che cova nel paese. Come altro può definirsi dunque, quella di Macron, se non come una scelta incompatibile con il sistema di valori del suo stesso Paese, e cioè proprio la nazione che ha inventato i diritti umani moderni? Un atto insomma, quello di Macron, che meritava una dura condanna che il nostro governo ha ritenuto di non esprimere. È un messaggio perciò, quello di Augias, che agli italiani molto è piaciuto proprio perché è partito non dall’alto dei poteri costituiti – quelli, per intenderci, che non sono stati capaci finora di convincere l’Egitto a vuotare il sacco sul caso Regeni collaborando con le nostre autorità giudiziarie – ma dal “basso” della società civile. Non si auspica naturalmente che nel nostro Paese monti un risentimento verso i cugini francesi e il loro presidente. Più semplicemente, si avverte il dovere di esprimere ad alta voce, ciascuno con la propria sensibilità, la propria condanna sia verso il regime responsabile della morte di Giulio e di tanti altri sfortunati finiti nelle sue maglie, sia verso i leader occidentali che stendono il tappeto rosso ad al Sisi sorvolando sul suo comportamento liberticida. Se il nostro governo, in nome della ragion di stato, intende nonostante tutto proseguire la collaborazione con l’Egitto di Sisi vendendogli magari anche armi sofisticate, è positivo che via sia almeno chi avverta il dovere di segnalare questa contraddizione tenendo vivo nel Paese il clima di attenzione per la verità su Giulio. Ora che le indagini della Procura di Roma si sono concluse, ed è di dominio pubblico quanto avvenuto al Cairo addirittura in una delle sedi istituzionali del Ministero dell’Interno, sarà sempre più difficile mantenere l’equilibrio nelle nostre relazioni bilaterali. Anche se il nostro governo ritiene che l’Egitto gioca un ruolo fondamentale negli equilibri del Mediterraneo, dell’Africa e del Medio Oriente, non per questo possiamo ignorare che in quel Paese vengono violate le libertà più elementari a danno di persone come Giulio Regeni o Patrick Zaki, il cui destino è ancora nelle mani del sistema repressivo egiziano. Gesti come quello di Augias, dunque, ci aiutano perlomeno a controbilanciare l’assenza di atti istituzionali che forse non arriveranno mai.
Il gesto di Augias: una lezione per tutti
Pubblicato il 16/12/2020 - Il Piccolo, Messaggero Veneto
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