Le tensioni tra Turchia e Grecia – dopo l’ultima iniziativa di Ankara per una ricerca di giacimenti di gas – stanno salendo come già accaduto in passato. Tutti i dettagli
Tensione alle stelle nel Mediterraneo Orientale ieri per l’ennesima provocazione turca.
Ankara ha infatti emesso ieri un avviso navtex (il servizio di avvisi e bollettini relativi la navigazione) con il quale ha annunciato l’avvio di un’attività di ricerca antisismica tra le isole greche di Castelrosso e Rodi. La Turchia, nella fattispecie, si accinge a condurre di qui al 2 agosto una campagna di indagine sismica per la ricerca di idrocarburi a sud est di Castelrosso, situata a soli 4 chilometri dalle coste turche, attraverso la nave di esplorazione turca Oruc Reis.
Le forze armate greche sono state messe immediatamente in allerta anche perché due caccia F-16 di Ankara sarebbero penetrati nello spazio aereo greco ieri pomeriggio, sorvolando l’isolotto di Strongili, a circa 4 chilometri da Castelrosso, e una dozzina di navi sarebbero salpate dalla base navale turca di Aksa allarmando la Marina ellenica.
Immediata è stata la reazione del premier greco, Kyriakos Mitsotakis, che ha deciso di allertare telefonicamente la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Già ieri del resto le tensioni con la Turchia erano state al centro della visita del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ad Atene, con Mitsotakis che ha protestato duramente per le azioni turche e ha invocato sanzioni contro un paese che, oltre a “mettere in discussione i diritti sovrani della Grecia e di Cipro (…) mette in dubbio (anche) i diritti sovrani europei”.
“La Turchia sostiene che la piattaforma continentale di un Paese dovrebbe essere misurata dalla sua terraferma e che l’area a sud dell’isola greca di Kastellorizo rientra quindi nella propria zona esclusiva. La Grecia, al contrario, afferma che anche le isole devono essere prese in considerazione nel delineare la piattaforma continentale di un Paese, in linea con la legge delle Nazioni Unite sul mare, reclamando dunque la sovranità esclusiva sull’area, indipendentemente dalla vicinanza dell’isola alla Turchia”, ha scritto il Sole 24 Ore.
Da parte tedesca traspare molta comprensione per la posizione greca. “Per quanto riguarda le trivellazioni della Turchia nel Mediterraneo Orientale”, ha affermato Maas, “abbiamo una posizione molto chiara: il diritto internazionale deve essere rispettato, quindi i progressi nelle relazioni Ue-Turchia sono possibili solo se Ankara interrompe le provocazioni nel Mediterraneo orientale”. Per la Germania insomma le trivellazioni turche devono finire.
Questi appelli sono tuttavia caduta nel vuoto. Ankara infatti non solo non deflette, ma rilancia.
“Le rivendicazioni della Grecia sulla sua piattaforma continentale sono contrarie al diritto internazionale”, ha dichiarato ieri in una nota il portavoce del ministero degli Esteri turco Hami Aksoy,
“Non può essere razionale e compatibile con il diritto internazionale”, ha poi spiegato il viceministro degli Esteri turco Yavuz Selim Kiran, riferendosi appunto a Kastellorizo, che un’isola con un’area di 10 km quadrati, che si trova a 2 km dall’Anatolia e a 580 km dalla costa greca possa generare una piattaforma continentale di 40 mila km quadrati. Le realtà non possono essere oscurate da reazioni massimaliste, esagerate e infervorate”.
Con una nota inoltre Kiran ha confermato che la nave da ricerca sismica Oruc Reis effettuerà sondaggi esplorativi in cerca di idrocarburi nel Mediterraneo orientale, come aveva fatto già negli anni scorsi nella stessa area la nave Barbaros Hayrettin Pascià.
“La Turchia, ribadendo i suoi appelli al dialogo con la Grecia, ripetuti fino a oggi a tutti i livelli in diverse occasioni, continuerà allo stesso tempo a difendere i propri diritti e interessi legittimi derivanti dal diritto internazionale”, è stata la conclusione del portavoce di Ankara.
“La determinazione con la quale la Turchia intende appropriarsi delle acque comprese tra Creta, l’Anatolia e Cipro – ha commentato Limes – non svanirà quando il presidente non sarà più Erdoğan. Se gli Stati Uniti indulgessero ulteriormente nel sostegno aprioristico ad Atene, sancirebbero la definitiva uscita di Ankara dall’orbita occidentale.