Mercoledì 14 maggio 2014, alle 18.00, per il ciclo “Dialoghi in Biblioteca” organizzato dalla Biblioteca Civica e dall’Assessorato alla Cultura, sarà presentato in Sala Corgnali della Biblioteca il libro pubblicato l’anno scorso da Carocci:
La seconda generazione di migranti. Verso quale integrazione? di Marco Orioles
Dialoga con l’autore il prof. Bernardo Cattarinussi (Università di Udine).
Interviene Antonella Nonino, Assessore comunale ai Diritti e all’Inclusione sociale.
L’immigrazione straniera pone delle sfide cruciali all’Europa, costretta ad interrogarsi sulla propria identità, sui propri principi fondanti, sui propri valori. La poderosa crescita di minoranze etniche e religiose di provenienze anche assai lontane, geograficamente e culturalmente, obbliga i paesi del Vecchio Continente a ripensare il proprio modello di civiltà, non più fondato sull’omogeneità della popolazione, su una storia comune, sulla condivisione di stili di vita.
Il libro La seconda generazione di migranti. Verso quale integrazione? tocca uno dei versanti di questo problema ampio e complesso: l’inclusione sociale ed economica dei figli degli immigrati. Questi giovani differiscono sotto molti punti di vista dai propri genitori, i quali si sono accontentati di occupare spazi interstiziali, spesso ai margini della società. Essendo per lo più nati in Europa o giunti qui in tenera età, i figli dei cittadini stranieri sono cresciuti e si sono formati con e come i propri coetanei nativi. Parlano bene, se non perfettamente, le lingue locali. Hanno sviluppato intense e paritarie relazioni con i loro amici e compagni di scuola. Sono passati attraverso un processo di acculturazione che li ha condotti ad acquisire senza eccessivi attriti (ma non senza eccezioni, a partire dal caso islamico) la mentalità tipica dei ragazzi europei. Infine, avendo vissuto la propria scolarizzazione nei paesi di accoglienza raggiungendo spesso livelli di istruzione elevati, nutrono l’aspirazione di svolgere attività professionali di tipo medio-alto. Questi ragazzi sono, per dirla in breve, dei novelli europei, poco o punto difformi dai loro pari autoctoni se non per i tratti somatici e i cognomi.
La seconda generazione rappresenta peraltro un collettivo sempre più numeroso: in Italia, secondo l’ultimo censimento, si tratta di oltre un milione di persone. Lo Stivale, pertanto, ha di fronte a sè un compito da non poco: integrare un intero segmento di nuovi cittadini evitando la formazione di una consistente sacca di marginalità, disagio ed opposizione sociale.
L’esempio degli altri paesi europei, purtroppo, non è confortante. La rivolta delle banlieus parigine del 2005 ha mostrato una volta per tutte qual è il prezzo da pagare laddove non si sia riusciti a sviluppare nei figli dell’immigrazione un senso di appartenenza e di condivisione di destini.
La partecipazione è gratuita.