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Integrazione? Ci siamo distratti

Pubblicato il 06/03/2019 - La Vita Cattolica

di Marco Orioles

Ci siamo distratti, e la realtà bussò fragorosamente alla nostra porta. Dopo lunghi anni in cui la nostra attenzione si è concentrata sugli sbarchi dei migranti nel Mediterraneo, e sulla mai interrotta rotta balcanica che, nei momenti topici dell’emergenza, ha riversato sulla nostra regione migliaia di disperati in arrivo da terre lontane, ritorna in primo piano – prepotente – un dato che era stato da tutti noi colpevolmente accantonato: l’esistenza degli oltre centomila cittadini stranieri insediati, da lungo tempo, nel nostro territorio. L’immigrazione non l’hanno inventata il nostro ministro dell’Interno e la sua propaganda. È un fenomeno che da oltre trent’anni interessa l’Italia e le sue regioni coinvolgendole nella sfida più importante dell’era contemporanea: l’edificazione di una società multietnica e multiculturale chiamata a temperare il diritto della popolazione autoctona a coltivare la propria irripetibile identità con quello dei nuovi arrivati, e dei loro figli, a trovare una collocazione dignitosa e proiettata nel futuro. Ebbene, come procede questo percorso così importante per gli equilibri demografici, etnici e culturali del laboratorio sociale chiamato Friuli Venezia Giulia? La risposta più corretta è: a ostacoli. Due episodi accaduti negli ultimi giorni testimoniano le difficoltà con cui procede l’integrazione degli immigrati e l’accettazione, da parte dei residenti, della natura ormai composita delle nostre comunità. A Borgomeduna, nel pordenonese, una donna di origini thailandesi, ma cittadina italiana da decenni, si è vista rifilare un ceffone dall’avventore di un bar contrariato per le posizioni politiche della malcapitata. Apostrofata, ovviamente, con uno “sputi nel piatto in cui mangi” e con il puntuale “tornatene a casa tua”. Non meno sintomatico è il fatto consumatosi in quel di Pozzuolo del Friuli. Dove la sfida calcistica tra due squadre amatoriali, una delle quali composta quasi interamente da ragazzi della comunità ghanese, è presto degenerata in una rissa condita da accuse di razzismo e appelli a “chiamare Salvini”. Il calcio, si sa, è capace come poche altre attività umane di surriscaldare gli animi. Nel caso di Pozzuolo del Friuli, è bastato però aggiungere l’ingrediente della diversità etnica e culturale per creare una ricetta esplosiva e seminare zizzania tra dei corregionali. E dunque sì: la nostra è una società indiscutibilmente multietnica e multiculturale. Ma quanta fatica facciamo ad accettare questa realtà e a comportarci di conseguenza.

Friuli Venezia GiuliaimmigrazioneIslamLa Vita Cattolica
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