L’esercito russo ha chiesto alla Turchia sostegno per recuperare i rottami del jet Su-25 abbattuto nel weekend nella provincia siriana di Idlib, roccaforte dei ribelli qaedisti ma anche epicentro di nuovi combattimenti tra opposizione e regime nonostante sia formalmente in vigore una tregua benedetta dal gruppo di Astana (Turchia, Russia, Iran). Il ministero della Difesa di Mosca ha spiegato che l’aiuto turco servirà per accertare quale specifico tipo di ordigno sia stato in grado di abbattere l’aereo, il primo a cadere in tutta la campagna siriana della Russia cominciata nel settembre 2015. Gli americani, dal canto loro, si sono affrettati in questi giorni a dichiarare che non hanno mai fornito ai ribelli sistemi SAM, i primi sospettati. I russi hanno anche chiarito che il pilota non è morto subito, ma è stato coinvolto in uno scontro a fuoco con i ribelli prima di uccidersi con una granata.
È evidente che la situazione in Siria sia surriscaldata: Damasco continua a bombardare, da nord a sud, le postazioni dei ribelli con il pieno appoggio dell’aviazione russa. Nel cantone settentrionale di Afrin, frattanto, prosegue l’operazione turca pudicamente denominata “Ramoscello d’ulivo”, con cui il presidente Recep Tayyip Erdogan intende fare i conti una volta per tutte con i militanti curdi dell’Ypg, che considera ideologicamente e operativamente collusi con l’organizzazione terroristica del Pkk. Oltre ad aggravare la condizione dei civili nelle aree interessate, la controversa operazione turca allarga il fuoco di un conflitto sotto i cui carboni ardono ancora numerosi tizzoni, come quelli di quanto rimane dello Stato islamico nella zona dell’Eufrate che, pur avendo perso le rispettive roccaforti, continua a rappresentare una minaccia.
Frattanto stamattina si sono registrati nuovi attacchi aerei a Idlib, reduce da un fine settimana di scontri infuocati che sono costati la vita a 28 persone e hanno danneggiato due ospedali. L’organizzazione degli Elmetti Bianchi ha dichiarato che gli strike di oggi hanno colpito il villaggio di Termala e riferisce di tre morti, mentre secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani le vittime sarebbero cinque. La situazione a Idlib si sta facendo catastrofica, con oltre 200mila sfollati, secondo le Nazioni Unite, che vanno aggiunti al circa milione e mezzo di siriani che vivono in alloggi di fortuna a Idlib dopo aver abbandonato la città natale. Sempre a Idlib, frattanto, l’esercito turco ha registrato stamattina un morto, sei feriti tra cui un contractor mentre stava costruendo un posto di osservazione. Il soldato ucciso sarebbe stato colpito da un mortaio.
Per questi motivi le Nazioni Unite hanno fatto appello per un cessate il fuoco immediato in Siria di durata di un mese soprattutto per permettere la consegna di aiuti umanitari e il soccorso medico a una popolazione provata dal rinfocolarsi del conflitto. La missione Onu in Siria ha avvertito oggi di “severe conseguenze” nel caso queste misure non vengano adottate. La missione ha anche identificato sette aree che richiedono un intervento immediato e che al momento non possono essere raggiunte a causa dei combattimenti e della presenza dei soldati sulla linea del fronte.