La Francia di Emmanuel Macron è l’unica potenza europea con un’agenda globale e una politica estera assertiva. In questo anno di governo, il presidente francese ha fatto sentire la propria voce su numerosi dossier in giro per il mondo, ha stretto una “special relationship” con il suo collega americano, ha provato ad incunearsi nelle varie crisi del Medio Oriente, ha in piedi delle missioni militari in Africa, dove si è recato in visita qualche mese fa. Ma come dimostra il viaggio in cui Macron è impegnato in queste ore, la proiezione di potenza della Francia tocca anche il Pacifico.
Nella sua visita di tre giorni in Australia, Macron ha cementato un’intesa che vede il Paese transalpino svolgere un ruolo chiave nella costruzione dell’apparato di difesa del paese. La compagnia francese Naval Group, tanto per fare un esempio, sta realizzando la nuova flotta australiana di dodici sottomarini ad Adelaide, sulla base di un accordo siglato nel 2016 che vale più di 36 miliardi di dollari.
L’Australia è uno dei paesi più preoccupati per l’ascesa della Cina, che non nasconde le proprie ambizioni egemoniche nell’area del Pacifico e, con una ambiziosa politica di investimenti (vedi il progetto della nuova via della seta) sta cercando di attrarre nella sua orbita vari paesi su tre continenti.
Approfittando della calorosa accoglienza del primo ministro Malcolm Turnbull, che ha definito la Francia una “potenza Pacifica”, Macron ha delineato la prospettiva di una nuova alleanza strategica tra il suo paese, l’India e l’Australia in funzione anti-cinese. Per Macron, le democrazie devono operare in sinergia, se vogliono tenere testa al Dragone. “Non siamo ingenui”, ha detto il presidente francese parlando da una base navale australiana, “se vogliamo essere visti e rispettati dalla Cina come partner uguali, dobbiamo organizzarci”.
Il problema della Cina non è tanto la sua crescente potenza economica, sostiene Macron. “L’ascesa della Cina è davvero una buona notizia per tutti. È buon per la Cina stessa, la sua classe media, ed è buono per la crescita globale e quella regionale”, ha affermato Macron. “Ciò che è importante”, ha però aggiunto il capo dell’Eliseo, “è preservare lo sviluppo basato sulle regole nella regione… e il necessario equilibrio nella regione”. In una parola, ciò che più preoccupa paesi come Francia e Australia è la ricerca spasmodica della Cina di esercitare una “egemonia” nell’area e di sfidare quello che gli anglosassoni chiamano il “rules-based order”, l’ordine mondiale basato sulle regole scritte dalle democrazie occidentali a partire dal secondo dopoguerra.
È per questo che Macron auspica la nascita di “un nuovo asse Parigi-Delhi-Canberra”. Un “asse indopacifico” che dovrà promuovere la cooperazione tra i paesi interessati e unirli nello sforzo comune di contrastare le mire espansionistiche della Cina in questa porzione di mondo. Non è una mossa antagonistica nei confronti di Pechino, precisa Macron, ma un modo per “preservare” quell’ordine basato sulle regole che alla Cina sta stretto.
A spingere Macron a cercare un’alleanza delle democrazie indo-pacifiche è anche la tendenza della Cina a rimettere in discussione l’equilibrio regionale. Insieme alla Nuova Zelanda, l’Australia ha denunciato che la Cina ha fornito quasi due miliardi di dollari in aiuto alle nazioni del Pacifico tra il 2006 e il 2016: il classico metodo con cui Pechino cerca di vincolare i paesi beneficiari dei suoi prestiti alla propria politica estera. Da non dimenticare, naturalmente, che la Francia ha interessi diretti nel Pacifico, avendo possedimenti sia nell’Oceano Indiano (le isole Reunion e Mayotte) che nel Pacifico (Noumea, Wallis, Futuna e la Polinesia francese).
Parlando a fianco di Macron, il primo ministro australiano Turnbull ha sposato ogni parola del collega francese. “Noi diamo il benvenuto a ulteriori investimenti cinesi nella nostra regione”, ha detto. “Diamo il benvenuto ai benefici della crescita della Cina. Ma naturalmente siamo impegnati al mantenimento dell’ordine internazionale basato sulle regole, alla buona governance, a forti standard, che permetteranno a tutti noi di continuare questo rimarchevole arco di prosperità che è stato reso possibile dal governo delle regole”.
Per meglio enfatizzare il concetto, Turnbull ha formulato una citazione dell’ex primo ministro di Singapore, Lee Kwan Yew: “i pesci grandi non possono mangiare i pesci piccoli, e i piccoli pesci non possono mangiare i gamberetti”. Frase a cui Macron ha aggiunto una piccola coda: “e specialmente i gamberetti della Nuova Caledonia”.
Oggi infatti è previsto che Macron si rechi in Nuova Caledonia, dove a novembre si voterà un referendum in cui i residenti decideranno per l’indipendenza ovvero se rimanere parte del territorio francese. Un voto a cui la Cina, ovviamente, guarda con molto interesse.