Sul fronte del contrasto all’immigrazione illegale – tema cruciale per un paese come il nostro così esposto ai flussi migratori da sud e spaccato politicamente sul crinale “accoglienza sì”, ”accoglienza no” – qualcosa si muove. Il governo ha varato una missione navale di supporto alla guardia costiera libica che, si presume, dovrebbe contribuire ad arginare il fenomeno criminale del traffico di esseri umani che ha in Libia il suo epicentro. Sarà sufficiente per invertire la tendenza? Alcuni segnali sembrano dire di sì. Anzitutto, grazie ai mezzi messi a disposizione dal nostro paese alla guardia costiera libica, i flussi nel mese di luglio si sono praticamente dimezzati rispetto alle previsioni. La speranza ora è che le unità navali italiane che saranno dispiegate al largo di Tripoli e Sabratha possano consolidare questo trend. Tuttavia, una precisazione è d’obbligo. La prima causa delle incessanti migrazioni che partono dalla nostra ex colonia è il caos in cui versa il paese, ancora incapace di esprimere un governo unitario che garantisca l’ordine e il controllo del territorio. Il consiglio presidenziale di stanza a Tripoli, scaturito dal processo di pacificazione promosso dalle Nazioni Unite, controlla di fatto solo la capitale, e se è per questo nemmeno quella, visto che è insidiato dall’interno dal governo islamista che l’ha preceduto. In Tripolitania è ancora in corsa una guerra tra bande, che vede le varie tribù sostenere fazioni politiche diverse a seconda delle convenienze del momento. In Cirenaica, invece, si è ormai consolidato il potere del generale Khalifa Haftar, che con la forza delle armi è riuscito a sgominare ogni potere avversario e ad attirare nella sua orbita la gran parte delle forze etno-sociali. A sud infine, nel desertico Fezzan, le dominanti tribù Tebu e Tuareg rimangono sul chi va là, in attesa che si determini un vincitore tra le parti in competizione a settentrione. In questa situazione così farraginosa, i gruppi criminali che gestiscono i traffici di merci, armi ed esseri umani sguazzano, accumulando immense ricchezze. Ecco perché, se vogliamo davvero porre fine al flusso di migranti che origina dalla Libia, è prioritario assorbirne il disordine politico, condicio sine qua non affinché emerga un governo in grado di riunire i libici sotto una bandiera comune e di riportare l’ordine nel suo immenso territorio. Un passo in questa direzione si sarebbe compiuto, in teoria, con l’incontro a Parigi e il conseguente accordo tra Fayez al-Serraj, capo del consiglio presidenziale tripolino, e il generale Haftar, sotto gli auspici del neo-presidente francese Macron. La scommessa è che i due smettano di litigare, a beneficio del loro paese e anche del nostro.
Stop al caos in Libia per arginare i flussi migratori
Pubblicato il 04/08/2017 - Il Friuli
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