L’appello di Serracchiani ai musulmani del Fvg, che fa eco alle parole del Capo dello Stato formulate in occasione della fine del Ramadan, è condivisibile in toto, ma con qualche chiosa. La presidente auspica che il processo di integrazione proceda verso l’obiettivo sperato: l’armonizzazione delle comunità presenti in regione. Affinché ciò possa accadere, si sottolinea, è necessario che gli islamici facciano qualche accomodamento, rinunciando a quegli elementi delle loro culture incompatibili con la convivenza nel nostro contesto. Il riferimento è ad un approccio maggiormente laico ai principali temi sociali, e al rispetto della parità dei generi, questione che ogni tanto fa capolino sulle pagine di cronaca. Serracchiani ha speso anche parole incoraggianti nei confronti di un processo di integrazione che, finora, ci ha risparmiato i flagelli visti in altri paesi europei, piagati dalla predicazione estremista e dall’autoghettizzazione dei cittadini stranieri. Su quest’ultimo aspetto, si registra tuttavia un ruolo quanto mai passivo della nostra Regione. I soldi messi a bilancio nel capitolo immigrazione sono, per ragioni comprensibili, interamente spesi per affrontare le questioni dell’accoglienza, mentre per le iniziative che promuovono l’integrazione rimane poco o nulla. Ora, se vogliamo che i musulmani si amalgamino e smussino le differenze che li separano da noi, è nostro dovere dar loro una mano. Sarebbe bene che le istituzioni si facessero carico di sostenere progetti per far incontrare stranieri e nativi, affinché ci si conosca meglio e possano attivarsi fruttuosi processi di assimilazione. L’immigrazione in fin dei conti scaturisce dal desiderio dei migranti di conoscere un mondo nuovo e di adattarvisi, onde migliorare la propria esistenza. Quando gli immigrati si sono insediati nel nuovo contesto, desidererebbero viverlo pienamente, ma spesso non hanno gli strumenti per accedervi. Vi è in realtà anche chi non ha alcun interesse a nutrire contatti con noi, preferendo vivere nel cerchio caldo della comunità dei connazionali. Ebbene, se davvero desideriamo che in Fvg non si creino ghetti, è nostro dovere operare perché tale scenario non si materializzi. Per questo sarebbe auspicabile, ritornando ai musulmani, che la Regione crei un tavolo per il dialogo interreligioso, che operi a livello regionale con diramazioni in tutte e quattro le province. Sarebbe un’iniziativa a costo quasi zero, ma con evidenti benefici, il primo dei quali sarebbe l’approfondimento della conoscenza reciproca tra le fedi e le culture che qui convivono. Il dialogo interreligioso è uno dei principi più spesso invocati nei documenti dell’Unione Europea e dello Stato italiano, che li ritengono strumenti propedeutici alla costruzione di una comunità coesa e tollerante. Far incontrare periodicamente i leader religiosi, invitandoli a proporre iniziative che coinvolgano le rispettive comunità, sarebbe di grande aiuto per rimuovere i pregiudizi reciproci e costituirebbe un antidoto contro quei fenomeni di rigetto che vedono spesso i cittadini opporsi all’apertura di una moschea locale. È auspicabile, pertanto, che ai messaggi augurali, che sono benvenuti, facciano seguito proposte concrete per rendere la nostra una terra davvero accogliente e armoniosa.
Non basta soltanto l’accoglienza
Pubblicato il 26/06/2017 - Messaggero Veneto
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